La tradizione
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In senso etimologico “scherma” deriva da “schermire” verbo che ha come significato l’atto del ripararsi, del difendersi. Alcuni studiosi fanno derivare tale termine dal tedesco arcaico “skirmen”, che vuol dire proteggere e, per sinonimia, difendere o difendersi. Nel Vocabolario dell’Accademia della Crusca infatti si trova questa definizione: “scherma, schermire è riparare con arte il colpo che tira il nemico e cercare di offenderlo sempre”. L’arte della scherma appunto. Tale arte si evolve nel corso di più secoli, accompagnata anche dall’evoluzione delle sue armi a partire dalle prime armi da taglio, passando dal gladio romano fino, ai famosi spadoni medievali, ad arrivare ai giorni nostri alle armi da punta e da taglio. Il duello inizialmente limitato alla scherma militare, fu esteso poi all’uso civile come salvaguardia dell’onore e dei principi morali. Già nel XIII secolo si parlò di una scherma italiana che godeva di grande prestigio fuori dai confine della penisola. Risale di fatto al 1400 la nascita delle prime scuole di scherma con i cosiddetti “Maestri d’Arme”. Se però nella prima metà del XVI secolo il duello si faceva ancora impugnando due armi (spada nella mano destra e daga nella sinistra), presto l’uso fu abbandonato a favore della velocità delle azioni e della maneggevolezza dell’arma principale che, per merito dell’italiano Camillo Agrippa (autore di un famoso trattato del 1553), divenne prevalentemente di punta. La scoperta dell’efficacia dell’affondo da parte dello stesso Agrippa, permise alla scherma un ulteriore progresso di eccezionale importanza; furono infatti definitivamente messe in disuso le vecchie e pesanti armature, scudi e spadoni del Medio Evo per far strada a spade sempre più maneggevoli utilizzabili non più con due, ma con una sola mano. Ma quello che è ritenuto il trattato fondamentale per la scherma italiana è il “Flos duellatorum” del Maestro Fiore dei Liberi da Premariacco, manoscritto del 1409, pubblicato solo nel 1902 da Francesco Novati. Il trattato, che fu un codice di comportamento per il signore, diede l’input per i successivi trattati che delinearono poi il passaggio dalla scherma di combattimento al duello e, quindi, al fatto squisitamente sportivo. Il Cinquecento fu un secolo d’oro per la scherma italiana, in esso si gettano le basi di quella che sarà la scherma moderna. Il Seicento fu invece il secolo di “cappa e spada”, in cui nacquero le basi del codice cavalleresco che arriverà quasi immutato fino ai giorni nostri. Già in questo secolo si videro i primi fioretti con punta coperta da un bottone allo scopo di evitare incidenti tra i duellanti, a sottolineare il carattere squisitamente sportivo ante litteram delle competizioni. È proprio in questo contesto che viene espresso elogio all’arte della scherma per lo sviluppo delle facoltà intuitive, la rapidità dei pensieri e del giudizio, che rendendo prudenti e misurati i cultori della scherma, anche donne, frenano la brutalità dell’istinto impetuoso e sconsiderato con la pratica frequente, se non giornaliera, in una continua ricerca di grazia di movimenti e salute. In questo contesto di internazionalizzazione e di riconoscimento sportivo, dopo un tentativo senza successo effettuato a Pavia nel 1903, il 3 Giugno 1909 venne costituita a Roma La Federazione Schermistica Italiana su iniziativa del capitano Augusto Ciacci e favorita dall’allora onorevole Luigi Lucchini, in qualità di presidente dell’Istituto Nazionale per l’Incremento dell’Educazione Fisica. Un’apposita commissione presieduta dal conte Ezio Ravascheri venne incaricata di redigere lo statuto della nuova Federazione, approvato poi nel giugno del 1910, nel quale si operava la distinzione tra maestri e dilettanti. Successivamente il 5 Ottobre 1923 il nome venne modificato in Confederazione Italiana di Scherma (CIS) e dieci anni più tardi, nel 1933, fu ulteriormente e definitivamente modificato con l’attuale nome di Federazione Italiana Scherma (FIS). La contemporanea nascita nel 1913 della Federazione Internazionale di Scherma (FIE) e lo svolgersi delle Olimpiadi fecero sì che la scherma si trasformasse da semplice concetto di arte in un vero e proprio sport da combattimento. In cento anni di storia delle olimpiadi da Parigi 1900 a Sydney 2000, la scherma italiana è salita ben cento volte sul podio; dalla nascita della scherma come disciplina olimpica ad Atene, il medagiere della scherma aveva raggiunto qupta 107 medaglie e con Pechino 2008 il numero delle medaglie è addirittura arrivato a 114. Ma l’indiscusso prestigio mondiale della scherma italiana passa anche attraverso altre cifre estremamente significative: le 275 medaglie conquistate ai Campionati del Mondo Assoluti a partire dal 1921, le 169 nel Campionato del Mondo Giovani dal 1950, le 78 nel Campionato del Mondo Cadetti a partire dal 1987, le 148 ai Campionati Europei. Numeri questi che palesano come la realtà della scherma italiana si sia affermata a livello mondiale e come la scuola italiana goda di numerosi riconoscimenti per gli innumerevoli traguardi raggiunti nel corso di tutta la sua storia.