Dusan Jelincic
Dove va il vento quando non soffia
Edizioni CDA & Vivalda, 2010
Dusan Jelincic, alpinista triestino di origine slovena, primo triestino ad aver conquistato un ottomila, viene invitato a partecipare alla spedizione che nel 2003 raggiunge la cima del Gasherbrum II (8035m).
La spedizione è composta dai triestini Marco Tossutti, Sandra Canestri e Miro Chert, dai tarvisiani Nives Meroi, Romano Benet e Luca Vuerich e dal bergamasco Gianbattista Galbiati.
Ad arricchire il variegato scenario della spedizione contribuiscono anche gli sherpa pakistani, preziosi portatori non solo dei materiali necessari all’impresa alpinistica, ma anche di una cultura molto diversa, con cui si confrontano e talvolta si scontrano quotidianamente tutti i componenti ‘occidentali’ del gruppo.
In questo contesto nasce e vive l’impresa il cui racconto viene filtrato attaverso gli occhi di Dusan, attento osservatore introverso e schivo, ma al contempo entusiasta e aperto a riflettere su ciò che accade intorno a lui. Ogni episodio è occasione per trovare una risposta, per giungere ad una conclusione, peraltro mai scontata, su temi filosofici, psicologici ed anche politici, che scaturiscono dalla vita del campo.
Il racconto della spedizione, di per sé una successione di eventi, è invece straordinariamente arricchito dall’approccio introspettivo dell’autore verso tematiche sia alpinistiche che esistenziali.
Con equilibrato distacco nel giudizio ma al tempo stesso intensa partecipazione emotiva, Dusan ci racconta dei momenti di tensione o incomprensione, inevitabili in una spedizione così impegnativa, in un contesto culturale variegato, dove ogni partecipante condivide con gli altri le stesse condizioni disagevoli di vita quotidiana.
E’ sorprendente per il lettore, quand’anche familiare con l’ambiente alpinistico, accorgersi di quanto la vera vita del campo che l’autore racconta, sia ricca di sfumature e di dinamiche non conoscibili a meno di non prendere parte ad una spedizione di tal genere.
Dusan dipinge con tratti intensi e precisi anche lo spirito di solidarietà che anima il mondo degli alpinisti, capace di andare oltre le rivalità tra cordate di nazionalità diverse che compongono questa spedizione.
Egli riesce a trasmetterci le emozioni vissute in prima persona, il peso della fatica, lo sforzo della rinuncia, la consapevolezza dei propri limiti fisici e mentali, l’emozione della conquista della vetta, delineando un ritratto completo di se stesso, un alpinista di valore ma ancora prima un uomo sensibile e forte, attento e ricettivo che sa coinvolgerci nella lettura di questo bellissimo racconto.
Questa breve recensione a cura della Dr.ssa Elena Pomesano, Clinica e appassionata di montagna con una intensa esperienza di viaggi ed escursioni d’alta quota ci permette di esplorare insieme il mondo delle alte vette, ricordandoci sempre che alla base di ogni attività umana l’esperienza con l’altro da Se è fondamentale per qualsiasi sorta d’impresa … tanto più se estrema.
Un viaggio con le proprie emozioni sempre esaltate dal contesto di confine e con le emozioni altrui in un setting d’avventura sempre al “limite”. L’esplorazione inoltre del proprio Io e dei compagni è sempre presente in ogni esplorazione sportiva … cosi lo sarà per gli sport di contatto come lo sarà per ogni aspetto sociale che lo sport attraversa. Questa prima recensione è lo spunto per leggere oltre il “testo”… con il punto di vista dell’atleta/psicologo.
Milano, il 13 marzo 2012; a cura della dr.ssa Elena Pomesano.